07/01/2011 |
L’ing. Gianfranco Regazzoli, presidente onorario FIMF e già presidente del CFB è scomparso.
Abile insegnante e modellista, sempre disponibile, ed instancabile divulgatore della nostra passione.
Esempio umano di quella schiera di fermodellisti veri, cresciuti con tanta voglia di fare,
sempre alla ricerca di nuove sfide da affrontare e vincere.
Lascia un ricordo indelebile in tutti quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Gianfranco Regazzoli: un maestro indimenticabile.
“Avuto sentore della proposta di un consigliere comunale della nostra città di passare allo smantellamento del monumento alla locomotiva a vapore, sito nel Castello di Brescia in uno spiazzo denominato dai cittadini bresciani ”piazzale della locomotiva”…. mi limito a sottolineare un fattore a mio parere decisivo: l’ingente spesa connessa all’operazione che senza dubbio i cittadini bresciani mal sopporterebbero, anche in considerazione dell’attuale situazione di crisi evidente e dichiarata”.
Sono queste tra le ultime parole pubbliche di Gianfranco Regazzoli, scritte su un quotidiano bresciano poco più di un anno fa, in occasione delle proposte di alcuni amministratori locali di spostare la locomotiva sopra menzionata. E permettono di sottolineare una delle caratteristiche che lo identificavano in maniera inequivocabile: l’importanza che dava al bene comune in corrispondenza di ogni azione, specie se operata da un servizio pubblico. I cittadini avrebbero gradito spendere soldi per una iniziativa che non portava alcun servizio alla comunità? Quante volte, negli editoriali del bollettino, sottolineava l’amarezza per le innumerevoli vicende cui era soggetta la consegna a mezzo posta del bollettino stesso: era per lui inaccettabile che un servizio pubblico, come la posta o il trasporto ferroviario, non fosse in grado di garantire un puntuale rispetto dei tempi previsti.
Il bollettino: a Brescia Bollettino FIMF era sinonimo di casa Regazzoli. Non solo per la parte più nobile, la redazione – la rifinitura dei testi, ma anche per quella più noiosa, come l’inserimento a mano di ogni copia nella rispettiva busta (adesso reso più facile dalla aletta adesiva, ma anni fa, ricorderete, resa più complicata dalla molletta metallica da piegare a mano singolarmente). La conoscenza perfetta della lingua italiana era un’altra delle sue particolarità che non disdegnava rendere pubblica, trovando, in alcune occasioni, la possibilità di correggere la forma con la quale una certa frase era uscita durante una conversazione. Riuscendo sempre a non far pesare agli altri questa sua conoscenza. Era questa la caratteristiche che lo faceva apprezzare da tutti: rendeva qualsiasi conversazione facile per chiunque, non erano 45 anni di differenza di età con l’interlocutore ad impedirgli di conversare. E anche se questa differenza era evidente, nessuno poteva sentirsi a disagio con lui: dal suo modo di porsi traspariva un rispetto così elevato per l’interlocutore, tale per cui quest’ultimo, anche se più giovane e magari senza un rapporto di conoscenza particolare, proseguiva nel modo più naturale la conversazione. Il tutto permeato da un piacevolissimo senso dell’umorismo, che tutto smussava e facilitava il colloquio. Anche quando doveva dire cose non proprio piacevoli, trovava il modo per farsi accettare: a metà degli anni ’80 insieme ad un gruppo di soci più giovani, lavora alla nuova edizione del fascicolo monografico relativo al Plastico ferroviario Cidneo. Qualche giovane si rende disponibile per rifare i disegni elettrici e dei tracciati, tutti a mano. Alla consegna degli elaborati al capo redattore Ing. Regazzoli, questo si accorge di un particolare non secondario: il tracciato di una linea del plastico è rappresentato con le curve ad angolo retto: probabilmente per semplificazione, ma anche perchè in tal modo era stato disegnato in origine dai costruttori del plastico. Regazzoli riesce a “sgridare” il disegnatore nel modo più morbido possibile: “… se le curve non fossero curve, non si chiamerebbero così! Mettiamo le curve, altrimenti i treni come fanno a passare?” (chi l’ha conosciuto può immaginarsi anche la sua gestualità delle mani che simulano l’angolo retto piuttosto che la curva). Così il disegno venne completamente rifatto (tracciato completo di schema elettrico) a mano, con grande gioia del disegnatore. Anche dopo i problemi di salute che pochi anni fa lo avevano tenuto momentaneamente lontano dalla attività di redazione del bollettino, raccontava dei disturbi che lo avevano colpito con battute ed il sorriso.
Delle sue conoscenze tecniche e ferroviarie, delle cariche ricoperte all’interno della FIMF e del CFB, così come del suo amore per la Federazione dei modellisti italiani, lasciamo parlare i suoi scritti e chi con lui ha potuto condividere, negli ultimi quarant’anni, il sapere ferroviario attraverso il bollettino. Noi vogliamo ricordarlo soprattutto per l’esempio di fedeltà, tenacia, passione, amicizia e rispetto che ha sempre dimostrato per il CFB e la FIMF e le persone che appartenevano ai due sodalizi. E i cittadini bresciani? Non si sono dimenticati di lui: nell’arco di pochi giorni dalla sua scomparsa ben due suoi ex-alunni hanno voluto ricordarlo con altrettante lettere sullo stesso quotidiano sopramenzionato. Segno tangibile dell’incancellabile traccia lasciata anche nel campo professionale.
Se Gianfranco potesse leggere queste brevi note, probabilmente storcerebbe il naso, a causa della forma poco consona ai crismi della lingua italiana. Ma abbiamo la speranza che la sua saggezza potrà comprendere che trovare le parole per raccontare chi ci ha lasciato un ricordo così grande, è compito arduo, reso ancor più irraggiungibile dalla commozione e dal senso di solitudine che in questi giorni ci accompagna. Anche se avremo sempre la compagnia dei suoi indimenticabili insegnamenti.